C’era una volta una stella. Non era la stella più bella o luminosa del
cielo, né la più grande. Insomma, era una stella come tante. Anche il suo nome
non era dei più memorabili: mamma e papà l’avevano chiamata Pina. A lei
comunque non dispiaceva né il suo nome, né tanto meno essere una stella che a
prima vista non spiccava sulle altre. Pina era una stella laboriosa che
spendeva tutta la sua luce nelle cose che faceva: non si risparmiava mai! E lei
adorava questa parte di sé.
Un giorno, però, la giovane stellina si ammalò. Era stata colpita da
un grave malanno al nucleo e rischiava di non riuscire più a splendere. E una
stella che non splende più è una stella che muore.
Pina aveva molta paura sia per se, sia per le persone che le volevano
bene. Ma aveva anche tanto coraggio e non si diede per vinta. Con forza e a
denti stretti andò all’ospedale delle stelle: se avesse avuto un po’ di fortuna
forse avrebbe potuto ricevere le cure necessarie per tornare a brillare come un
tempo. E proprio così accadde: alla piccola stella venne fatta un’operazione
molto delicata e del suo nucleo originale rimase solo un piccolo spicchio,
mentre il resto fu sostituito da un nucleo meccanico.
Pina era felice, ma si sentiva anche tanto strana: allo specchio era
sempre uguale (se non per una piccola cicatrice), ma dentro non capiva bene
come si sentiva.
Pina non era più sicura di riuscire a dare tutta la sua luce alle
persone che incontrava, forse perché doveva ancora imparare a far funzionale
bene il suo nuovo nucleo, forse perché aveva paura di sforzare troppo il
piccolo nucleo rimasto, o forse ancora ora non era più in grado di farlo… non
lo sapeva bene neanche lei. Ogni tanto decideva allora di stare un po’ da sola.
Si nascondeva dietro a qualche nuvoletta tranquilla e lì stava bene perché lì
non aveva bisogno di brillare, lì del nucleo non ne aveva bisogno.
In quella stessa galassia, c’era una volta anche una luna, o meglio,
una luna che era nata luna, ma che poi si era trasformata in una stella. Ma
andiamo con ordine. La luna si chiamava Rea. Era proprio una luna perché non
era capace di splendere, ma solo di riflettere la luce degli altri. Rea
all’inizio si divertiva a rimbalzare i raggi luminosi in giro per la galassia
perché era un’attività semplice e poco faticosa. Ed era estremamente pallida,
insomma: una luna perfetta. Non aveva bisogno di avere una grande personalità
perché le lune assecondano sempre gli altri e Rea era bravissima ad adattarsi
all’idea che il mondo aveva di lei.
Un giorno, mentre stava facendo le faccende, la piccola Luna ricevette
una telefonata. Una bruttissima telefonata: il suo amico Top era morto. Top era
un tipetto coraggioso e sorridente e Rea lo aveva sempre considerato un corpo
celeste che meritava il rispetto di tutti. La notizia sconvolse Rea che, da
quel giorno, non fece che piangere in continuazione. Pianto dopo pianto si
ritrovò senza lacrime e, non potendo più piangere, la luna si mise a pensare.
Non le ci volle molto per convincersi che Top non poteva essersene andato e
basta; doveva averle lasciato un messaggio. Rea doveva imparare a splendere,
perché è così che bisogna vivere: splendendo, spendendo, spendendosi. E fu
proprio quello il momento in cui Rea la piccola luna si trasformò, come per
magia, in una stella luminosa e solare. Il passato da luna diventò solo un
ricordo lontano e lei divenne una profusione di sorrisi, una stella piena di
iniziativa, una stella che splendeva incredibilmente sia quando era felice, sia
quando era triste.
Si sa, le galassie sono grandissimissime ma, nonostante questo, caso
fortuna o destino fece in modo che Pina e
Rea un giorno si incontrassero. Non si sa bene cosa le fece avvicinare, in
fondo sì erano entrambe due stelline, ma avevano davvero poco in comune. Nonostante
questo si avvicinarono moltissimo, come se una forza più grande di loro le
attirasse, forse era la forza della verità, forse era una delle inspiegabili
forze che governa l’universo e a cui è difficile opporsi. In realtà a noi poco
importa. Come spesso accade nel cielo, l’incontro tra le due fu breve ma anche,
come altrettanto spesso accade nel cielo, meraviglioso. Quasi come un’aurora
boreale. Volete sapere cosa accadde nel tempo che le due trascorsero insieme? Cosa
fece quell’incontro tanto meraviglioso e straordinario? Beh, cari amici, questo
è un mistero che risiede geloso dentro ai nuclei di quelle due stelline e che
non si può rivelare, perché non esistono ancora parole tanto grandi e belle che
riescano a rendere giustizia alle magie del cielo. Se, però, provate ad
abbracciare di cuore una persona a cui volete estremamente bene per almeno
trenta secondi, forse riuscirete a farvene un’idea.