E' da parecchio che non scrivevo su questo blog; non che non abbia incontrato muri ed ostacoli da maggio ad oggi, ma non sempre c'è bisogno di raccontare i propri muri o non sempre lo si può fare "in diretta".
Oggi voglio iniziare a raccontarvi la storia di un muro che non so nemmeno io quando è arrivato nella mia vita.
Questo muro ha un nome, un nome che fa paura anche solo a pensarlo. Si chiama Tumore, ma io quando ancora non lo sapevo, lo chiamavo banalmente La Cosa, ed è così che mi piace continuare a chiamarlo. A dire la verità il suo vero nome è ben più lungo ed incomprensibile. Tumore a cellule della granulosa di tipo adulto con componente di tipo giovanile. Capite ora perchè La Cosa è un nome sicuramente più accessibile.
Ebbene io non so quando La Cosa ha iniziato a crescere dentro di me. Ho scoperto che lei era li, attaccata al mio ovaio sinistro il 28 luglio 2015. Quel giorno ho saputo che lei c'era, anche se non sapevo ancora cosa fosse, non conoscevo il suo nome complicato e soprattutto non sapevo che cosa implicasse avere La Cosa.
Dato che le cose semplici a me non son mai piaciute, dovete sapere che nemmeno i medici dopo i primi esami riuscivano bene a capire di che cosa si trattasse. "Cellule della granulosa" era giusto appuntato con un punto di domanda dentro una parentesi e il nome provvisorio consisteva in un banale ed anonimo "Formazione ovarica".
Formazione ovarica che alla prima ecografia a fine luglio risultava grande 14x7 cm per arrivare al 16 settembre a misurare 15x13x12 cm.
Ma andiamo con calma.
Dopo quel famoso 28 luglio ho iniziato a frequentare con assidua frequenza ospedali e cliniche per eseguire una quantità di esami che neanche a mettere insieme gli ultimi cinque anni della mia vita ci sarei andata vicina. Alcuni, poi, con nomi mai sentiti prima come isteroscopia e colposcopia.
E tra gli altri, ci sono stati anche gli esami del sangue per i markers tumorali: negativi. Ma come?? Eh si, La mia amica Cosa è dispettosa e non si fa riconoscere.
Da una parte è un sollievo: sì, è grossa, ma probabilmente è "solo" una cisti e posso andare in vacanza senza sentirmi una malata di cancro, anzi io malata non mi sentivo proprio!
Ed eccoci a settembre: il prericovero e altri meravigliosi esami, il ricovero nella Week Surgery dell'Ospedale di Lecco, dove ho incontrato delle infermiere splendide (prima volta nella vita) e mercoledì 16.
E' il momento: i medici guarderanno in faccia La Cosa, la tireranno fuori della mia pancia e probabilmente capiranno più esattamente di che cosa si trattava veramente.
L'attesa sembra infinita, poi camice (orrendo), cuffietta (ancora più orrenda) e nient'altro: niente orecchini, niente catenina del nonno, niente orologio, solo io e La Cosa (e ovviamente un po' di paura). Si viaggia per i corridoi dell'ospedale, raggiungendo sale che non si vorrebbe mai raggiungere, aghi, solite domande dei dottori sul nome e la data di nascita (non si può rischiare di sbagliare paziente!), freddo, luci, persone, fatemi questa maledetta anestesia che mi sto agitando, il vuoto.
Il risveglio è difficile da raccontare perché si è troppo rimbambiti per capire e per ricordare. Mi hanno detto che mi sono svegliata giù da basso, ma io non lo so. Ricordo la camera e i dottori: tanti dottori. Ricordo benissimo Cecilia, la dottoressa con la frangetta che ha una bella voce e Giorgio, il medico giovane, simpatico e carino (e già occupato. ma questo l'ho scoperto solo tempo dopo, e poi non c'entra con il mio racconto). Ricordo che volevo sapere ma se mi hanno detto qualcosa di preciso io non me lo ricordo.
Poi i dottori sono andati via e al loro posto è arrivato il vomito: io la morfina non la reggo. Ogni conato è stato un dolore lancinante alla pancia.
17 settembre. Ho compiuto gli anni con un'ovaia in meno. Strano. La giornata inizia in modo traumatico: mi dicono che devo alzarmi dal letto. Ma come?? Di già?? Fascia ortopedica e via: dal letto alla sedia ad un metro, o forse meno, di distanza e mi sembra di aver conquistato la vetta dell'Everest. Il super rincoglionimento da anestetico prosegue: modalità zombie ON. Mi dicono che non si capisce nemmeno cosa provo perché sono senza espressione. Ahh, la chirurgia, che gioia!
Il vomito fa capolinea anche questa sera. E' di color verde abete. Curioso. Di nuovo, ogni conato la morte mia. Ma siamo tosti e tiriamo mattina: abbiamo scoperto che vado d'accordo con il paracetamolo.
Il 18 giro per il piccolo reparto che sembro una bambina appena impara a camminare: tutte le infermiere mi fanno i complimenti. E' confermato: sono tosta. E sono tosta (seee, magari!!!) anche quando il giorno successivo Giorgio mi dimette dicendomi che ora devo fare una puntura al giorno nella pancia per... 24 GIORNI!! Cosa? Scherziamo?? Lamentarmi è inutile.
Si torna a casa, faccio la servita e riverita per qualche giorno poi - maledizione - sono tosta per davvero e mi rimetto in forma troppo presto.
La storia sembra finita... e invece no: perché in questi casi a decretar la fine (o l'inizio) è l'esame istologico: l'analisi di alcune biopsie che mi son state fatte durante l'intervento, pezzi di me finiti sotto esame. Qui ci sta bene un bleah!
Ebbene, è stato proprio l'esame istologico a dare un nome a La Cosa. L'8 ottobre La Cosa è stata chiamata per la prima volta Tumore. Avevo un TUMORE. E adesso?
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