domenica 12 febbraio 2017

La Cosa. Epilogo

La storia è finita.
Potrei non aggiungere nulla, ma devo.
Devo aggiungere, devo dire, devo comunicare.
Devo dire grazie. A chi?
Non spaventatevi.
Io oggi, devo dire grazie a La Cosa.
Devo dire grazie alla mia malattia, al mio tumore maligno, al mio cancro dal nome strano.
Devo dire grazie a quella prima cellula che è impazzita nel mio ovaio sinistro.
E' un po' da matti, vero?
Non ne dubito.
Ma, forse, io un po' matta lo sono sempre stata, e quindi è del tutto normale.
Voi penserete che esagero, che mi sto sforzando, che è una cosa che ho elaborato ora, a distanza di tempo.
E invece no, dovete credermi. Il mio grazie non è retorico, non è a posteriori.
Questo post è nella mia mente già da un sacco di mesi.
Questo grazie è già nella mia mente da un sacco di mesi.
Non è un modo di andare avanti, guardando da lontano, non è un modo di scavalcare il muro. Io questo l'ho già fatto.
Questo post non è per me. Io so già quanto sono grata alla mia storia.
Questo post è per voi, e io mi auguro che voi ci crediate, perché non sprecherei parole se non sapessi quanto sia importante.
Ho sentito molti raccontare che la malattia li ha cambiati.
Beh, io invece dico grazie al mio tumore, perché non mi ha cambiato affatto.
Il mio tumore, La Cosa, mi ha "solo" permesso di avere maggior consapevolezza di me.
Non mi ha reso più forte di ciò che ero, ma mi dato l'occasione di mostrare al mondo la forza che io ho sempre saputo di possedere.
Avrebbe potuto farmi sentire impotente, e - lo ammetto - in qualche frangente lo ha fatto, ma mi ha fatto sentire soprattutto padrona della mia vita.
Il tumore mi ha dato l'occasione di essere irreparabilmente vera. Irreparabilmente Silvia.
La Silvia di cui vado fiera, anche quando diventa intollerante e manda a quel paese la gente.
Io, grazie al mio tumore, mi piaccio ancor più di quanto non mi piacessi prima.
E come si può non ringraziare per questo?
Io che credo fortemente nella volontà, nel potere delle scelte.
No, io non tornerei mai indietro.
Se qualcuno volesse prendersi la malattia al posto mio, gli direi di non provarci neanche, di non togliermi per nessun motivo al mondo questo grande dono che ho ricevuto.
Sofferenza annessa.
Dobbiamo imparare ad avere un po' meno paura, a fidarci di noi stessi, a vivere le nostre emozioni, a sentirci fortunati, dobbiamo imparare che non è vita senza sfide, che bisogna lasciare andare qualcosa per poter ricevere altro.
Dobbiamo gioire quando ci sentiamo in bilico e percepiamo la contraddizione dentro di noi. Perché quelli sono i momenti in cui si sceglie chi si vuole essere.
Qualcuno ha detto: "Più grande è la lotta, più glorioso è il trionfo". Ed è maledettamente vero.

2 commenti: