lunedì 29 dicembre 2014

Giuseppe

Su Facebook stanno spopolando i filmati del meraviglioso 2014 di Caio, Tizio e Sempronio. E, stavo per aggiungere anche quello di Silvia, ma poi ci ho ripensato.
Io il mio resoconto dell'anno lo faccio qui, come sempre. Scrivendo.
Amo le fotografie, ma non mostrano ciò che mi interessa ricordare.
Un anno fa, a quest'ora ero fresca di laurea e occupata a riprendere a studiare per i nuovi esami in arrivo. Ora quegli esami sono lontani, lo studio è finito e sono immersa in pieno nella scrittura della tesi: l'ultima fatica. Questa volta per davvero.
So che mi mancherà l'università. Mi manca già, ad essere sincera. E' stato un luogo e un tempo importante. Di crescita, cambiamento, consapevolezza e amicizie. Grandi amicizie!
Per "colpa" dell'università, poi sono qui, a credere in un amore. Vero, potenziale, incerto.
Vai in un luogo per scriverti e ti ritrovi a cercare di leggere qualcun altro.
E inizi a volerti saziare di quelle pagine non tue. E vorresti scriverne altre insieme.
Ma coi sentimenti il tempismo è tutto e io sono arrivata tardi, oppure troppo presto. O forse non esiste proprio il momento giusto. Ma come ci si può convincere che possa essere così?
Si mette in discussione tutto.
A cominciare dal se esiste l'amore. O se ha senso crederci.
E se sono ancora qua è perché in fondo io le mie risposte me le sono date. E di tradire me stessa non sono ancora pronta.
Io sono quella che scrive.
E io sono anche quella che ama. Come ne è capace.
Testardamente. Perché esiste solo l'amore testardo, secondo me.
Anche quando fa male, e meno male che ne fa.
Anche quando ci fa provare rabbia, perché siamo umani.
Da qualunque parte lo si rigiri quest'anno ha solo un nome.
Anche se è anche l'anno del battesimo di Daria, del campo estivo all'asilo, della della prima supplenza annuale, del viaggio in Marocco.
Quest'anno ha un solo nome.
Quest'anno ha un solo nome.

domenica 30 novembre 2014

Non stavo scrivendo.

Non sto scrivendo.
Non perché non ne senta il bisogno o non abbia nulla da dire.
Non sto scrivendo perché in questo periodo non ho nessuna voglia di essere letta.
non ho nessuna voglia di condividere.
Perché in questo periodo se faccio così fatica a capirmi io, come possono capirmi gli altri?
Ieri qualcuno mi ha detto "Non ci credi abbastanza. Ti arrendi troppo presto".
Stavamo facendo il sudoku diabolico del Corriere della Sera. Ma quelle parole sono andate oltre, come un ariete che sfonda un portone che con cura ogni sera cerco di sigillare.
E, cavoli, quel qualcuno non sa proprio nulla di me.
E come poteva? Mi aveva appena conosciuta e, soprattutto, io non avevo nessuna voglia di farmi conoscere da lui, come da nessun altro.
Ho troppe domande e dubbi per scrivere.
Io quando scrivo, sono sicura al 100% di ciò che imprimo sulla carta.
E oggi tutte queste sicurezze non le ho.
C'è una battaglia in atto. Di quelle che non si scelgono. Quelle di trincea che si protraggono lentamente e che lacerano così piano che è difficile capire cosa sta succedendo veramente. Come guardare qualcosa da troppo vicino. Come se guardandomi io vedessi il muscoli che si muovono, il cuore che batte, il sangue che scorre. Come se fossi dentro di me. Vedo solo una parte alla volta. E l'insieme sfugge.
E forse ho scritto troppo. Forse, perché io non voglio fraintendimenti. E so che tutto questo è facilmente fraintendibile, perché questo non è una proiezione ortogonale o un assonometria, questo è un quadro alla Kandinskij o alla Pollok.
Però mi sono ripromessa di non tirami indietro. Ho scritto. E questo basta.
Però, a chi leggerà chiedo di guardare tra le righe e anche non tra le righe, di guardare fuori da questa pagina virtuale perché questo è solo una parte; chiedo di guardare i colori e le sfumature, i tratti che a volte sono più fermi e decisi e soprattutto quelli incerti perché sono quelli di cui non ci si può fidare, ma sono quelli di cui avevo bisogno di scrivere. Perché mai una parola va sprecata.

martedì 14 ottobre 2014

Una favola.

C’era una volta una stella. Non era la stella più bella o luminosa del cielo, né la più grande. Insomma, era una stella come tante. Anche il suo nome non era dei più memorabili: mamma e papà l’avevano chiamata Pina. A lei comunque non dispiaceva né il suo nome, né tanto meno essere una stella che a prima vista non spiccava sulle altre. Pina era una stella laboriosa che spendeva tutta la sua luce nelle cose che faceva: non si risparmiava mai! E lei adorava questa parte di sé.
Un giorno, però, la giovane stellina si ammalò. Era stata colpita da un grave malanno al nucleo e rischiava di non riuscire più a splendere. E una stella che non splende più è una stella che muore.
Pina aveva molta paura sia per se, sia per le persone che le volevano bene. Ma aveva anche tanto coraggio e non si diede per vinta. Con forza e a denti stretti andò all’ospedale delle stelle: se avesse avuto un po’ di fortuna forse avrebbe potuto ricevere le cure necessarie per tornare a brillare come un tempo. E proprio così accadde: alla piccola stella venne fatta un’operazione molto delicata e del suo nucleo originale rimase solo un piccolo spicchio, mentre il resto fu sostituito da un nucleo meccanico.
Pina era felice, ma si sentiva anche tanto strana: allo specchio era sempre uguale (se non per una piccola cicatrice), ma dentro non capiva bene come si sentiva.
Pina non era più sicura di riuscire a dare tutta la sua luce alle persone che incontrava, forse perché doveva ancora imparare a far funzionale bene il suo nuovo nucleo, forse perché aveva paura di sforzare troppo il piccolo nucleo rimasto, o forse ancora ora non era più in grado di farlo… non lo sapeva bene neanche lei. Ogni tanto decideva allora di stare un po’ da sola. Si nascondeva dietro a qualche nuvoletta tranquilla e lì stava bene perché lì non aveva bisogno di brillare, lì del nucleo non ne aveva bisogno.

In quella stessa galassia, c’era una volta anche una luna, o meglio, una luna che era nata luna, ma che poi si era trasformata in una stella. Ma andiamo con ordine. La luna si chiamava Rea. Era proprio una luna perché non era capace di splendere, ma solo di riflettere la luce degli altri. Rea all’inizio si divertiva a rimbalzare i raggi luminosi in giro per la galassia perché era un’attività semplice e poco faticosa. Ed era estremamente pallida, insomma: una luna perfetta. Non aveva bisogno di avere una grande personalità perché le lune assecondano sempre gli altri e Rea era bravissima ad adattarsi all’idea che il mondo aveva di lei.
Un giorno, mentre stava facendo le faccende, la piccola Luna ricevette una telefonata. Una bruttissima telefonata: il suo amico Top era morto. Top era un tipetto coraggioso e sorridente e Rea lo aveva sempre considerato un corpo celeste che meritava il rispetto di tutti. La notizia sconvolse Rea che, da quel giorno, non fece che piangere in continuazione. Pianto dopo pianto si ritrovò senza lacrime e, non potendo più piangere, la luna si mise a pensare. Non le ci volle molto per convincersi che Top non poteva essersene andato e basta; doveva averle lasciato un messaggio. Rea doveva imparare a splendere, perché è così che bisogna vivere: splendendo, spendendo, spendendosi. E fu proprio quello il momento in cui Rea la piccola luna si trasformò, come per magia, in una stella luminosa e solare. Il passato da luna diventò solo un ricordo lontano e lei divenne una profusione di sorrisi, una stella piena di iniziativa, una stella che splendeva incredibilmente sia quando era felice, sia quando era triste.


Si sa, le galassie sono grandissimissime ma, nonostante questo, caso fortuna o destino fece in modo che  Pina e Rea un giorno si incontrassero. Non si sa bene cosa le fece avvicinare, in fondo sì erano entrambe due stelline, ma avevano davvero poco in comune. Nonostante questo si avvicinarono moltissimo, come se una forza più grande di loro le attirasse, forse era la forza della verità, forse era una delle inspiegabili forze che governa l’universo e a cui è difficile opporsi. In realtà a noi poco importa. Come spesso accade nel cielo, l’incontro tra le due fu breve ma anche, come altrettanto spesso accade nel cielo, meraviglioso. Quasi come un’aurora boreale. Volete sapere cosa accadde nel tempo che le due trascorsero insieme? Cosa fece quell’incontro tanto meraviglioso e straordinario? Beh, cari amici, questo è un mistero che risiede geloso dentro ai nuclei di quelle due stelline e che non si può rivelare, perché non esistono ancora parole tanto grandi e belle che riescano a rendere giustizia alle magie del cielo. Se, però, provate ad abbracciare di cuore una persona a cui volete estremamente bene per almeno trenta secondi, forse riuscirete a farvene un’idea.

domenica 12 ottobre 2014

Sii un coraggioso promotore di cambiamenti

Ho scritto un'intera autobiografia a partire dai punti di svolta, dai cambiamenti.
Trovando i miei, e trovando che le persone che mi hanno permesso di cambiare.
E' difficile invece capire o sapere di essere stato un punto di svolta per qualcun altro.
Eppure accade. Di aver sparato un colpo nell'aria e aver dato lo start ad una corsa, ad una sfida, ad un cambiamento, appunto, di cui però non si farà per forza parte.
Ed è giusto essere ogni tanto il cambiamento di qualcuno, anche solo per compensare le volte che è toccato agli altri perdere qualcosa per dare a te. Perdere "banalmente" solo la propria stabilità, o perdere addirittura la propria vita.

lunedì 6 ottobre 2014

Pensieri macigni

Ci sono giorni in cui le paure diventano più grandi e insormontabili del solito.
Ci sono giorni in cui si innalzano muri davanti a noi con la velocità di un fulmine.
Ci sono giorni in cui è inevitabile piangere e anche un po' arrabbiarsi.

Sono quei giorni in cui ti chiedi quanto possa esserne valsa la pena.
Ti chiedi se forse non sei tu quella sbagliata,
quella che non ha mai capito niente,
quella che credeva in cose che non esistono, che non ci sono e mai ci saranno.

Sono i giorni in cui la testa si riempie di domande, si riempie di "perché":
perché mi son seduta di fianco a te a tavola?
perché sono andata nella stanza dell'eco?
perché mi hai parlato di te?
perché ci siamo abbracciati?
perché siamo usciti insieme?
perché ho imparato la strada per un paese in cui forse non metterò mai più piede?
perché ho creduto che se si vuol bene veramente le cose vanno bene?
perché ho creduto che un cuore di pongo potesse bastare?
perché ho macinato chilometri sulla mia macchina?
perché non sono mai riuscita a tirarmi indietro?
perché nonostante le lacrime ho voluto lottare?
perché ho voluto credere che una persona giusta potesse esistere?
perché ogni pensiero è un macigno?

Sono stanca. Del mio cuore, così assurdo e credulone. Di non essere mai qualcosa di più. Di aspettare. Di credere.

Ci sono giorni in cui è così difficile essere forti di se stessi!

martedì 30 settembre 2014

Ieri è storia, domani è un mistero ma oggi è un dono, per questo si chiama presente

... e anche se alcuni giorni ci sembrano faticosi, lunghi, insopportabili,
OGGI resta sempre il PRESENTE e il presente è sempre un DONO!
E nell'oggi dobbiamo vivere. Dobbiamo esserci.
Con la V e la E maiuscole!
Forti dei propri punti fermi, delle proprie convinzioni, delle persone che ci saranno sempre.
Forti di se stessi, anche quando si è deboli e insicuri.
Anche quando la nebbia ci fa pensare di esserci persi.

venerdì 26 settembre 2014

Non trovo nemmeno un titolo.

Questo è uno di quei periodi in cui faccio fatica a scrivere, perché ogni giorno mi sembra di combattere con me stessa e i pensieri vorticano talmente veloci che non riesco a fermarli sulla carta.
Un po' come se lottassero dentro di me due forze.
Due forze che hanno lo stesso obiettivo, ma vie diverse. E io non so davvero quale sia quella giusta.
Credo che non esista la via giusta.
Esistono solo vie autentiche e, in ogni caso, in salita.
Ce ne fosse una in discesa, o per lo meno pianeggiante, probabilmente non avrei dubbi.
Ma oggi ci sono solo vie in salita tra cui poter scegliere.
E forse non voglio scegliere.
Perché ho paura. Di perdere qualcosa, o qualcuno, anche una parte di me. Quella parte ottimista e positiva, che non crede al caso ma alla volontà.
Ho paura di assaggiare la felicità, senza riuscire mai a gustarla fino in fondo.
Ho paura di perdere la mia luce, di smarrirmi.
Ho paura di parlare e ho paura di stare in silenzio.
Di sbagliare, di non combattere abbastanza, di non riuscire a dimostrare.
Di non essere abbastanza.
Ho paura di perdermi.
Perché è vero: non sempre accade quello in cui si ha sperato, per cui ci si è impegnati tanto.
Nella vita ci sono giorni in cui si perde. E quei giorni fanno proprio schifo!

giovedì 28 agosto 2014

Una stella.

A volte la vita ci mette alla prova.
Per la verità lo fa molto spesso, che si abbiano quattordici anni, diciassette, ventiquattro o quasi ventisei.
E allora è in questi momenti che si deve far vedere di che stoffa si è fatti.
Che bisogna fare i conti in primo luogo con se stessi e con l'immagine di sé che ci si è fatti fino a quel momento.
E in questo fare i conti io non posso che tornare indietro, ancora una volta, a quel gennaio 2008 ad Andrea. Perché veramente io gli devo tutto ciò che sono ora.
Da quel giorno ho imparato a cambiare, ho imparato a non subire la vita, a prendermi dei rischi, a non sprecare, specialmente il tempo.
Ho imparato a sorridere di più, ma anche a piangere di più. Anzi, a piangere meglio. Mi capite?
C'è stato un tempo, che ora appare come una macchia sfumata nella mia mente, in cui io volevo scappare, in cui credevo che arrendersi era l'unica soluzione, in cui io ero bravissima ad odiare. E forse la persona che odiavo di più ero io.
C'è stato un tempo in cui Silvia si nascondeva così bene che non sembrava neppure lei. Silvia che mentiva, Silvia che si faceva schiacciare dalle parole ben confezionate di un bravo oratore, Silvia che litigava con suo fratello, Silvia che voleva male alla sua mamma.
Mi vergogno oggi di quella Silvia. Mi vergogno perché non mi riconosco più in quella Silvia.
Credevo di essere una luna, ma mi sbagliavo.
Di che stoffa sono fatta? Io sono una stella.
Silvia è una stella.

mercoledì 27 agosto 2014

Se sai dove guardare, troverai sempre la tua stella polare.

Non bisogna mai perdere di vista i propri punti fermi.
Per non cadere.
Per non farsi sopraffare dalla rabbia, dalla delusione.
Bisogna guardasi indietro, guardare il percorso fatto e riscoprire le proprie certezze.

Per guadagnare, prima bisogna sempre perdere.

Lo avevo scritto una volta e ora più che mai devo credere che sia vero.
Attendere non è non fare nulla, ma è una scelta.
Perché non sempre la felicità si sceglie con la via più facile ed immediata o, per dire la verità quasi sempre, la felicità si sceglie prendendo la strada in salita, quella che la gente non capisce perché sei così pazzo da imboccarla, quella dove forse c'è un lupo pronto a sbranarti, ma... bisogna fare folli salti nel buio nella vita. Lo avrò ripetuto fino alla nausea. ma bisogna farli!

Forza Silvia!

mercoledì 16 luglio 2014

Ti ricordi a 13 anni?

In questi giorni pensavo a tutte le volte che accade di pensare di dire basta.
Si, non è un argomento allegro, ma è un Argomento.
E, secondo me, neppure così insolito.
Cioè... io a tredici anni ci pensavo.
E credevo fosse normale pensarci almeno una volta nella vita, o anche un paio di volte per lo meno.
Poi SBAM, la porta in faccia quando la mia professoressa di italiano mi ha preso in pieno contropiede: "No no, non è normale fare questo pensiero!".
Insomma, pareva chiaro che dovevo avere dei problemi. E chissà per quanto tempo l'ho pensato...
La verità è che invece è un pensiero normalissimo, figuriamoci nei melodrammatici anni dell'adolescenza!
E un'altra verità è che comunque se decidi di scegliere di Vivere, poi il momento passa perché la vita sorprende sempre chi Vive.
E quel pensiero non ti appartiene più.

lunedì 30 giugno 2014

Dire, pensare, sentire...

Devo scrivere.
Devo scrivermi.
Senza veli.
E allora la verità è che ho paura.
Perché poi ti dicono che "hai parlato troppo presto"...
... però se una cosa la si dice è perché la si sente, e anche se non la si dice la si pensa, e questo basta.
Io penso che un mese fa ho conosciuto una persona speciale,
una persona diversa, dalle altre che ho conosciuto fino ad ora e anche da me.
Tranne che in una cosa: entrambi amiamo la verità e ci piace essere sinceri.
Io penso che, ora come ora, sarei pazza se mi tirassi indietro.
Penso che Giuseppe valga la pena, valga 112 chilometri, valga la paura.
Penso che l'amore arrivi quando meno te lo aspetti e a volte invece quando lo aspetti.
Penso.
Penso a Giuseppe.
Lo penso perché lo sento.
E non mi accontento di pensarlo, ma lo dico.

lunedì 16 giugno 2014

OGGI

Oggi ho indossato la mia collana "La felicità è una scelta".
Ne avevo bisogno.
Dovevo ricordare quanto potere ho su me stessa,
che la vita non si subisce, ma si vive.
Avevo bisogno di una scusa, una qualunque, per sentirmi un po' più forte.
Oggi ho sperato che Nicole mi si sedesse in braccio e quando puntualmente lo ha fatto l'ho accolta a braccia aperte, benché di solito non lasci alle bambine troppe occasioni per farlo: ne avevo bisogno io.
Avevo bisogno di qualcuno da abbracciare. E, lo ammetto, per me Nicole ha qualcosa di speciale e in quel momento era la persona perfetta al momento giusto.
Oggi ho bisogno.
E sono sicura che ci saranno molti altri giorni così nella mia vita.
Ma sono contenta perché vedere i bambini a scuola costruire la dama con i materiali di scarto e poi giocarci come se fosse il più bel gioco del mondo in quel momento, mi fa capire che basta davvero poco per trovare un po' di felicità ogni giorno, anche quando i pensieri sono tanti e confusi e la mattina non ci si vorrebbe alzare dal letto.

lunedì 9 giugno 2014

A Stradella


Scriverò della campagna,
delle viti, della coppa e della città delle fisarmoniche.
Scriverò di strade mal cementate,
di piazze non presenti nel navigatore,
di case bianche e di giornate afose.
Scriverò delle ciliegie e dei giardini ben curati,
di colline verdeggianti e di montagne che mancano.
Scriverò di tempo che passa troppo veloce,
di frullati alla pesca e di baci.
Scriverò di te.



martedì 27 maggio 2014

La magia della Penicina

Si torna a scrivere.
Si torna a scrivere qui.
Perché non è vero che negli ultimi tempi io non abbia scritto....
anzi, probabilmente è che scrivevo già troppe cose. Quasi mai cose interessanti.
Ora però qualcosa è cambiato: tre giorni di Penicina mi hanno rigenerato, stimolato, ispirato.
Questi tre giorni hanno rimesso in moto il mio cuore, così fermo da tempo.
Ed è stato strano:
in primis, perché le aspettative non riguardavano minimamente il gruppo di persone che avrei conosciuto.
La verità è che non so nemmeno come sia successo.
So che all'inizio trovavo fastidioso in suo modo di impattare con la gente,
che più di una volta non sapevo come rispondergli quando mi parlava (e questo mi dava MOLTO fastidio),
che non c'è stato il "d'un tratto", ma tutto è nato con una lentissima costante progressione,
che quando è capitato che mi toccasse una spalla non ha mai avuto il sapore di un gesto inopportuno o prematuro,
che Kung-fu panda e i Tuttoni sono stati un po' galeotti in fondo,
che quando Martina ci ha chiesto se ci conoscessimo già ho risposto subito "No no!!" ma questo mi ha fatto pensare,
che non poteva esistere luogo migliore della stanza dell'eco per siglare un inizio che in realtà non è identificabile in un momento preciso,
che ho amato quell'abbraccio dato e ricevuto,
che ho amato quel bacio, e ho amato l'eco di quel bacio,
che ho amato quella notte fatta di ulteriori baci e ulteriori abbracci,
che il giorno successivo non sapevo bene cosa pensare, sperare o aspettarmi,
che adesso non vedo l'ora di rivederlo.
Devo ringraziare la magia della Penicina e la magia della scrittura, le persone che ci sono state, perché se ce ne fossero state altre forse, anzi sicuramente, non sarebbe stata la stessa cosa.

giovedì 10 aprile 2014

Noioso post di aggiornamento 2. Il ritorno

Dopo le grandi ispirazioni di gennaio ecco il limbo creativo, il blocco dello scrittore.
A cosa è dovuto??
Probabilmente all'altissimo livello di noiaggine della mia vita in questo periodo.
Non che non mi accadano cose, ma beh, son sempre le stesse...
Per di più i miei fantastici propositi stanno andando decisamente a remengo:
- palestra: la sto saltando da due settimane
- lezioni di tedesco: interrotte almeno da un mese
- stramilano: saltata a piè pari causa profonda voglia di restare a letto a dormire
- black book: abbandonato dopo sole due pagine

Insomma, benché il mio interesse principe in questo momento sia il progetto di tirocinio di cui mi sto effettivamente occupando (sia nella pratica che nella scrittura della documentazione), è ora che mi svegli un po' anche nel resto! Necessito di una tabella di marcia precisa e dettagliata e... di una vacanza! Grazie al cielo prima di Pasqua me la spasserò con le mie compagne di università che ora potrei meglio chiamare colleghe maestre! Non vedo l'ora!

martedì 25 febbraio 2014

Noioso post di aggiornamento

Ero scomparsa, ma son tornata. Direi che è tempo di fare il punto della situazione:
- Con le storie ancora non ci so fare, anche se sono solo quasi storie. Ci dovrò lavorare!
- Le mie lezioni di tedesco procedono un po' a rilento, forza Silvia!
- La sessione esami di gennaio-febbraio è andata: bene per quanto riguarda i voti, poteva andare meglio sul numero di esami dati.
- Tra un paio di settimane dovrei iniziare il progetto di tirocinio (sull'inglese)... non vedo l'ora!!
- Il 23 marzo parteciperò per la seconda volta alla 10 km della Stramilano, probabilmente con mio cognato. Necessito allenamento!
- A proposito di allenamento ho aggiunto un'allenamento a settimana per potermi dedicare ai pesi e a un po' di corsetta. Penso che questo impegno si possa sostituire al mio proposito di andare a nuotare perchè mi rimane troppo difficile trovare un buon momento per andarci. Magari ci ripenserò in estate.
- Ho iniziato a fare la fotografa in un locale (New Mood di Bevera). Mi piace: uno perchè mi permette di cimentarmi spesso con la fotografia e quindi anche di migliorare (per quel che si può fare in un locale) e due sto conoscendo un sacco di gente simpatica. Devo ancora abituarmi a tirar tardi, ma va beh...
- Questa domenica ci sarà il battesimo della piccola Daria e io le farò da madrina. <3 Un cuore basta e avanza per commentare la cosa!

venerdì 24 gennaio 2014

Quasi una storia

"Toc toc! Posso entrare nella tua vita?"
E' ciò che ti sto chiedendo col pensiero, con le domande sulla quotidianità, con i buongiorno e i buonanotte.
Non so se lo hai già capito, ma soprattutto non so se tu lo voglia capire oppure no.
Non sono mai stato sicuro di me al 100%, anche se è quello che spesso cerco di far credere, con il mio modo di pormi a volte un po' aggressivo, impulsivo e senza mezze misure, come se portassi un grande scudo impenetrabile e resistente come il carapace di una tartaruga.
Uno scudo che si sgretola chiusa la porta della mia stanza, e lascia spazio alle rughette fragili e delicate della mia pelle.
Mi potresti far male senza alcuna fatica. Tu che a differenza delle altre hai già uno spazio perfetto dentro di me. Non devo creare nulla, nè apportare modifiche. I nostri colori non hanno bisogno di mescolarsi perché siamo già della stessa tonalità.
Io e te siamo BIANCHI.
Bianchi come le pagine che riempiamo. Come la luce. Come il grembiule che avevo all'asilo e che puntualmente tornava a casa a giugno come se avesse fatto la guerra coi colori.
Questo è ciò che dobbiamo fare io e te: una guerra coi colori. La guerra per gioco, come fanno i bambini.
"Vuoi giocare alla lotta con me?"
Alle donne di solito la lotta non piace, ma so anche che alle donne piace mettere le mani in pasta e preparare le crostate, alle donne piace discutere coi bambini, alle donne piace mettere alla prova il proprio fisico perché tutti credono che siano il sesso debole e poi, cosa più pazzesca, alle donne piacciono gli uomini (almeno alla maggior parte di quelle che conosco).
E non c'è molto di diverso tra tutto questo e una sana lotta.
Sono pronto: guarda la mia determinazione e la mia fermezza, che tento di mostrare nonostante di fondo mi senta Bambi durante l'incendio nella foresta.
Alzo gli occhi e osservo il cielo in cerca delle mie convinzioni. Nessuna seconda stella a destra verso strane evasioni. C'è solo lei: la Polare.
Bisogna scegliere per essere felici. E io scelgo l'incertezza. Scelgo il folle salto nel buio. Scelgo di essere io anche nell'assurdità, anche se qualcuno pensa che son messo male, anche se in questo momento mi sento stupido e fortissimo allo stesso tempo.

E adesso allora vado fino in fondo e abbasso il dito dietro cui mi son nascosto per riuscire a scrivere tutto questo: io sono chiaramente una lei e tu sei Luca.

lunedì 20 gennaio 2014

Sii pronto!

Sii pronto a cambiare idea, a stupirti, a ricrederti, a modificare la tua opinione e le tue aspettative.
Ecco cos'altro ho imparato in questo 2014.
Un 2014 che mi aveva fatto fare una scoperta che ora potrebbe invece rivelarsi errata.
Sono in prima linea, come sempre (o come cerco di essere sempre).
Ho voglia di andare oltre, di approfondire, di sperare e si, anche di crederci.
A volte i folli salti vengono fermati prima che li si possa spiccare, ma la perdita di un volo può darti la possibilità di prendere un'altra direzione che altrimenti ti sarebbe stata reclusa.
Credo che sia così.
E, sorpresa, ho iniziato a scrivere il mio Black Book. Sì, sorpresa. Perché nonostante lo avessi messo come uno dei miei propositi per l'anno nuovo, non ero così convinta che sarei riuscita ad imbarcarmi nell'impresa.
Sono euforica e scoppiettante.

lunedì 6 gennaio 2014

La scelta non può essere se saltare o no, ma come prepararsi ad atterrare

Sto facendo pressing psicologico su me stessa.
Accidenti, sono sempre stata io la promotrice dei folli salti nel buio, e ora che faccio?? Tentenno!
E no! Cosa stai aspettando Silvia???
Che potrà mai succede?
Pestare il sedere... eh capirai!
Muoviti!
Vai!
SALTA!

Chestnut Awards

Ebbene si!
Dato che esistono premi di tutti i tipi, ho deciso di inventarne uno pure io: il Chestnut Awards.
Un premio, dedicato agli amici, che forse non sarà mai molto ambito a livello globale, ma che penso farà piacere a chiunque ne riceverà uno, per il semplice fatto che fondamentalmente rappresenta un bel "grazie" grande come (almeno) un anno!
Ecco allora categorie e premiati dei primi Chestnut Awards della storia (che ovviamente valgono per il 2013, appena terminato):

- Rivelazione dell'anno (ovvero una persona che già conoscevo, ma che è diventata incredibilmente importate solo durante quest'anno): Giulia, o Alverton, che dir si voglia!


- Compagna di scorribande (ovvero una persona sempre presente per andare a feste, partecipare a vacanze, andare a ballare ecc ecc): Anita.


- Costante rassicurante (ovvero una persona che anche zitta zitta c'è sempre stata): Jiulz.


- Koala (ovvero una persona che c'è sempre stata quando avevo bisogno di un lungo e rassicurante abbraccio): Elia.

domenica 5 gennaio 2014

Anno ricco, mi ci ficco

Primo post del 2014.
Un anno che si prospetta ricco. Ce lo auguriamo.
Direi che sta già iniziando ad arricchirsi...
... di parole (tedesche). E questo è un bene, perché significa che sto partendo col piede giusto coi miei propositi per l'anno nuovo.
... di scoperte: ho capito che non sono fatta per le conoscenze via internet. Mi spiace Nev di Catfish: temo che non ci conosceremo mai! Anyway, sono fiduciosa.
... di conoscenza: per l'università sto leggendo "Collasso" di J. Diamond... è un mattone di 530 pagine, ma al contempo molto interessante. Leggetelo se avete occasione.
... di persone: a volte non avere programmi per l'ultimo dell'anno ti spinge ad andare oltre i solito confini e a trovare anche nuove compagnie.

So, buttiamoci a pesce (anzi, a catfish, ahahah) in questo 2014!