domenica 30 novembre 2014

Non stavo scrivendo.

Non sto scrivendo.
Non perché non ne senta il bisogno o non abbia nulla da dire.
Non sto scrivendo perché in questo periodo non ho nessuna voglia di essere letta.
non ho nessuna voglia di condividere.
Perché in questo periodo se faccio così fatica a capirmi io, come possono capirmi gli altri?
Ieri qualcuno mi ha detto "Non ci credi abbastanza. Ti arrendi troppo presto".
Stavamo facendo il sudoku diabolico del Corriere della Sera. Ma quelle parole sono andate oltre, come un ariete che sfonda un portone che con cura ogni sera cerco di sigillare.
E, cavoli, quel qualcuno non sa proprio nulla di me.
E come poteva? Mi aveva appena conosciuta e, soprattutto, io non avevo nessuna voglia di farmi conoscere da lui, come da nessun altro.
Ho troppe domande e dubbi per scrivere.
Io quando scrivo, sono sicura al 100% di ciò che imprimo sulla carta.
E oggi tutte queste sicurezze non le ho.
C'è una battaglia in atto. Di quelle che non si scelgono. Quelle di trincea che si protraggono lentamente e che lacerano così piano che è difficile capire cosa sta succedendo veramente. Come guardare qualcosa da troppo vicino. Come se guardandomi io vedessi il muscoli che si muovono, il cuore che batte, il sangue che scorre. Come se fossi dentro di me. Vedo solo una parte alla volta. E l'insieme sfugge.
E forse ho scritto troppo. Forse, perché io non voglio fraintendimenti. E so che tutto questo è facilmente fraintendibile, perché questo non è una proiezione ortogonale o un assonometria, questo è un quadro alla Kandinskij o alla Pollok.
Però mi sono ripromessa di non tirami indietro. Ho scritto. E questo basta.
Però, a chi leggerà chiedo di guardare tra le righe e anche non tra le righe, di guardare fuori da questa pagina virtuale perché questo è solo una parte; chiedo di guardare i colori e le sfumature, i tratti che a volte sono più fermi e decisi e soprattutto quelli incerti perché sono quelli di cui non ci si può fidare, ma sono quelli di cui avevo bisogno di scrivere. Perché mai una parola va sprecata.

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