venerdì 24 gennaio 2014

Quasi una storia

"Toc toc! Posso entrare nella tua vita?"
E' ciò che ti sto chiedendo col pensiero, con le domande sulla quotidianità, con i buongiorno e i buonanotte.
Non so se lo hai già capito, ma soprattutto non so se tu lo voglia capire oppure no.
Non sono mai stato sicuro di me al 100%, anche se è quello che spesso cerco di far credere, con il mio modo di pormi a volte un po' aggressivo, impulsivo e senza mezze misure, come se portassi un grande scudo impenetrabile e resistente come il carapace di una tartaruga.
Uno scudo che si sgretola chiusa la porta della mia stanza, e lascia spazio alle rughette fragili e delicate della mia pelle.
Mi potresti far male senza alcuna fatica. Tu che a differenza delle altre hai già uno spazio perfetto dentro di me. Non devo creare nulla, nè apportare modifiche. I nostri colori non hanno bisogno di mescolarsi perché siamo già della stessa tonalità.
Io e te siamo BIANCHI.
Bianchi come le pagine che riempiamo. Come la luce. Come il grembiule che avevo all'asilo e che puntualmente tornava a casa a giugno come se avesse fatto la guerra coi colori.
Questo è ciò che dobbiamo fare io e te: una guerra coi colori. La guerra per gioco, come fanno i bambini.
"Vuoi giocare alla lotta con me?"
Alle donne di solito la lotta non piace, ma so anche che alle donne piace mettere le mani in pasta e preparare le crostate, alle donne piace discutere coi bambini, alle donne piace mettere alla prova il proprio fisico perché tutti credono che siano il sesso debole e poi, cosa più pazzesca, alle donne piacciono gli uomini (almeno alla maggior parte di quelle che conosco).
E non c'è molto di diverso tra tutto questo e una sana lotta.
Sono pronto: guarda la mia determinazione e la mia fermezza, che tento di mostrare nonostante di fondo mi senta Bambi durante l'incendio nella foresta.
Alzo gli occhi e osservo il cielo in cerca delle mie convinzioni. Nessuna seconda stella a destra verso strane evasioni. C'è solo lei: la Polare.
Bisogna scegliere per essere felici. E io scelgo l'incertezza. Scelgo il folle salto nel buio. Scelgo di essere io anche nell'assurdità, anche se qualcuno pensa che son messo male, anche se in questo momento mi sento stupido e fortissimo allo stesso tempo.

E adesso allora vado fino in fondo e abbasso il dito dietro cui mi son nascosto per riuscire a scrivere tutto questo: io sono chiaramente una lei e tu sei Luca.

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